Premettiamo una cosa: noi siamo un liceo, come tale le assemblee erano una mancanza pesante e gli incessanti sforzi da parte dei rappresentanti hanno potuto rendere possibile la prima della nostra storia liceale.
Prima, ma divisa in due giornate. Cari compagni liceali, il nostro liceo ha ogni anno un sempre maggior numero di iscritti, quest’anno abbiamo passato i seicento; ma questo non dovrà mai essere un impedimento per riunirci.
Dopo questo, passo a descrivere quello che gli studenti dell’artistico hanno vissuto, diciamo pure, con adeguato interesse nell’aula magna dell’ASTISS giovedì 19 e venerdì 20 gennaio: l’ospitone delle giornate è stato Ruben Bianchetti, aiuto regista del film proposto in visione, cioè “Io sto con la sposa”: un docu film girato nel 2013 e presentato al pubblico inizialmente a Venezia nel 2014 per poi partecipare a tutti i maggiori eventi cinematografici d’Europa. La trama seguiva un viaggio svolto con tre macchine, da Milano fino in Svezia, sulle quali viaggiavano cinque mediorientali sognanti di vivere nel Nord Europa accompagnati da italiani volenterosi. Perché questi Paesi (non sempre disponibili ad accettare nuovi cittadini) non stroncassero l’impresa, venne inscenato un corteo nuziale, di fatto come dicono nel film: “chi si sognerebbe mai di fermarne uno?” come conferma Ruben Bianchetti il loro viaggio non ha avuto particolari interferenze, ma in questo sono potuti uscire i vari sentimenti e tristezze di fondo del loro pellegrinaggio sin dal Paese d’origine.
A impressionarmi, durante la visione del film, fu soprattutto il rap del più giovane dei passeggeri, che già a tredici/quattordici anni ha saputo scrivere densissime canzoni sul proprio vissuto e della sua gente. Se durante la sua esibizione (vista nel film) fossero mancati i sottotitoli probabilmente mi avrebbe lasciato solo l’allegria dovuta al suo sorriso e grinta, mentre ciò che si poteva leggere raccontava quasi troppo. Oltre la forza e l’ispirazione, visibile era il futuro negli occhi, la carriera davanti, l’allegria di potersi esprimere col canto, ciò che probabilmente gli sarebbe mancato dov’era nato. A chiedere a Ruben, il ragazzo oggi, seppur respinto dalla Svezia vive a Colonia col padre è stata per pubblicare il suo primo disco. A lui possono andare tutti i nostri complimenti.
Apprezzabili sono stati (nel primo giorno) i vari interventi di figli di migranti della nostra scuola. Due ragazzi di prima, seppur nervosissimi, sono riusciti a scaldare il cuore a tutta la sala, a far commuovere alcune docenti e a rompere il ghiaccio, da noi tanto temuto.
Per il secondo giorno posso scrivere molto meno essendo arrivato un po’ dopo, ma l’effetto avuto sulle persone intervenute di venerdì era comunque bellissimo: il nostro agognato dibattito! Che prese pure diversi orientamenti di pensiero.
Sono state giornate magnifiche, il nostro esperimento penso sia stato gradevolmente riuscito, pure se organizzato in un brutto (tra virgolette) periodo dell’anno scolastico, da parte mia come degli altri rappresentanti va un profondo ringraziamento al nostro ospite come a tutte le persone intervenute
Da parte dei rappresentanti rimarrà un costante impegno nei confronti degli studenti.
Paolo Pera